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Sanità

A partire dagli anni ’30 del XIX secolo, si moltiplichino i Volumi ad uso di divulgazione e le Istruzioni per medici e chirurghi per il contenimento del contagio da colera, malattia nuova e la cui natura rimane “dubbiosa”.

Ma come reagisce la società civile alle notizie della propagazione del contagio? In che senso l’immaginario collettivo è improntato alla paura?

Che si tratti dell’ansia di una città che pretende la quarantena per “asintomatici” provenienti da zone interessate dal contagio (come nel documento del 23 settembre 1831 del Magistrato di sanità) o che si registri un aumento di testamenti ad opera di contagiati o solo impauriti (come nel fondo dell’Archivio notarile) sono molti i documenti che testimoniano l’aumento della paura in una città come Trieste che vedrà esplodere l’epidemia a partire dal 1836. Il  colera – quando  si  manifesta – è una  delle  principali  cause  di  morte  della  popolazione  adulta ed  è caratterizzato da tassi di mortalità molto alti (provoca la morte nel 50-60% dei contagiati); è una malattia del contesto urbano e colpisce soprattutto le classi sociali povere: le case addossate, gli scarsi servizi igienici, il difficile approvvigionamento di acqua, la mancanza di fognature sono tutte circostanze che aumentano la pericolosità del contagio.

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