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Francesco Salata e le Nuove Provincie

Data: 10 dicembre 2009 - 31 gennaio 2010

Luogo: Archivio di Stato di Trieste

Coordinamento: Grazia Tatò

Curatori: Cinzia Cannarella, Maria Carla Triadan

Allestimento: Marina Sussa, Paola Travan

Grafica: Carmelo Bianco, Paola Travan

Comunicazione: Carmelo Bianco

Dettagli della mostra

La mostra dedicata a Francesco Salata è stata organizzata in occasione del Convegno Nazionale teso a celebrare il 90° anniversario dell’istituzione dell’Ufficio Centrale per le Nuove Provincie. L’irredentista Francesco Salata, nato a Ossero (Pola) nel 1876, fu uno dei più rilevanti personaggi storici che l’Istria diede all’Italia a cavallo tra l’Ottocento e il primo Novecento. Fu tra coloro che maggiormente furono coinvolti nell’irredentismo e nell’interventismo che contribuirono a determinare una delle scelte più drammatiche della nostra storia contemporanea. Questi movimenti ambivano alla riunione delle terre irredente alla madrepatria e in seguito avrebbero individuato nella guerra all’Austria-Ungheria la sola via possibile per raggiungere quell’obiettivo. Salata infatti crebbe in un periodo in cui gli ideali del patriottismo si andavano gradualmente trasformando in quelli dell’irredentismo basati sulla convinzione sempre maggiore che la penisola adriatica fosse il limite naturale dell’Italia. Forte di questa consapevolezza, acquisita anche grazie al costante impegno di studio e di ricerca nelle biblioteche e negli archivi sulle vicende della regione, Salata si fece assertore e testimone di un mutamento destinato a segnare profondamente le sue scelte politiche. Il suo primo incarico fu quello di deputato alla Dieta provinciale dell’Istria dove si batté alacremente per i diritti degli italiani. Nel 1915 abbandonò la sua terra natale per recarsi a Roma dove lavorò in stretto contatto con gli ambienti favorevoli all’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria-Ungheria. Nella capitale, oltre a trovare gli esponenti più in vista dell’irredentismo adriatico e trentino, ebbe contatti frequenti con Antonio Salandra e Sidney Sonnino. Alla fine delle ostilità fu membro della Commissione italiana alla conferenza di pace che determinò gli assetti territoriali europei subito dopo la Grande guerra. Di particolare rilievo fu la sua partecipazione alle trattative che culminarono nel primo trattato di Rapallo (1920). Nel luglio del 1919 fu posto a capo dell’Ufficio centrale per le nuove province, istituito presso la Presidenza del Consiglio, con il compito di seguire e risolvere i complessi problemi nei territori di recente acquisizione che sarebbero stati annessi al Regno d’Italia. Non va dimenticato infine il suo impegno nel campo degli studi storici, specie di quelli risorgimentali a cui diede un imprescindibile contributo tramite diverse pubblicazioni.

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