Popoli
La creazione di nuove frontiere influenza i movimenti delle persone che non si riconoscono più nei luoghi che le mutate condizioni politiche spingono ad abbandonare. I flussi migratori sono anche espressione delle necessità economiche, della ricerca di opportunità di lavoro o di sviluppo per determinate attività economiche offerte da ambienti particolarmente favorevoli.
I Repertori delle naturalizzazioni (1786-1917) testimoniano l’afflusso, fra Settecento e Ottocento, di individui e gruppi di nazionalità diverse attirati nel porto della monarchia dai privilegi del Porto franco; tali gruppi chiedono di essere riconosciuti come sudditi austriaci. Per contro, la documentazione del Consolato generale d’Italia in Trieste (1815-1915) registra i sudditi italiani che si stabiliscono nella città, emigrati dal vicino Friuli come dalle regioni del Sud dell’Italia.
Esempi di passaporti di epoche diverse, conservati nella Direzione di polizia, Atti presidiali riservati (1814-1918), ricordano come la città possa diventare un rifugio, ad esempio, per i regnanti esuli dall’esperienza napoleonica o luogo di passaggio per i profughi polacchi ed ebrei. La documentazione del Governatorato evidenzia come gli esiti della prima guerra mondiale trasformino i militari ex austro ungarici che rientrano alle loro case dal fronte o dalla prigionia in possibili nemici da sottoporre a vigilanza speciale.
Ancora uno spunto di riflessione sul variare dello status giuridico della persona viene offerto dalla documentazione della Prefettura di Trieste prodotta in applicazione delle leggi razziali per censire i cittadini di razza ebraica che dispone, fra i diversi gravi provvedimenti, la revoca della cittadinanza italiana concessa agli Ebrei dopo il 1919 e l’espulsione di quanti di conseguenza vengano considerati stranieri. Infine, nell’archivio del Commissariato generale del governo le carte dell’esodo dei profughi dall’Istria e dei provvedimenti per la gestione dell’emergenza e, nell’Ufficio regionale del lavoro e della massima occupazione di Trieste (1945-1997), la testimonianza della necessità dei lavoratori e delle loro famiglie di emigrare verso altri Paesi e continenti.