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I militari

Le immagini e i documenti esposti appartengono a militari sloveni, croati, italiani e austriaci uniti nell’esercito imperiale austro-ungarico.
Nei ritratti eseguiti negli ateliers fotografici, dove posano per ricordo con l’uniforme austriaca, i soldati ci appaiono con una sorta di dignitosa compostezza mantenuta nelle fotografie che li ritraggono al ritorno dal fronte, ricoverati negli ospedali, nonostante si presentino feriti e mutilati.
Mentre i fogli matricolari documentano, in forma stereotipata e ripetitiva, i dati anagrafici e biografici essenziali, le testimonianze dirette ci permettono di cogliere aspetti peculiari della vita quotidiana dei soldati. I diari, così come le cartoline postali inviate dal fronte o dalla prigionia, testimoniano le microstorie di uomini che, nei legami con gli affetti famigliari e nella fede religiosa, trovano conforto alla drammatica consapevolezza di un’esistenza precaria, segnata dagli orrori della guerra. Pur nell’immediatezza di questi testi, talvolta incerti nell’ortografia, si può cogliere l’intento di evitare ulteriori preoccupazioni alle mogli, alle madri, alle famiglie: Le parole dette o scritte dei combattenti vanno quindi…decodificate, interpretate anche alla luce dei silenzi consapevoli o meno. Ma alle parole non dette dai protagonisti vanno accostati, sostituiti, aggiunti altre parole, altri discorsi, altre immagini.
Tratto da: Antonio Gibelli, L’officina della guerra. La Grande Guerra e le trasformazioni del mondo mentale, Torino, 1998, pp. 50-51

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