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Dopo 16 anni di assenza da Trieste, il Raduno dei Dalmati ritorna nella capitale delle terre dell’Adriatico orientale che hanno fatto parte per millenni di un unico contesto storico illirico-romano e veneziano e, infine, dell’Impero asburgico dalla caduta di Venezia del 1797 fino al 1918, se si escludono i due-tre lustri in cui la Dalmazia ha fatto parte integrante del Regno d’Italia di Napoleone con capitale Milano. Il quartiere marittimo che va dal Palazzo del Lloyd triestino di Piazza Unità d’Italia fino a ridosso di Campo Marzio, era denominato originariamente il “quartiere dalmata”, anche perché le case lungo le rive ospitavano le abitazioni degli imprenditori e dei marittimi e le sedi delle compagnie armatoriali dalmate di grande rilievo quali Tripcovich, Martinolli, Cosulich, Tarabocchia, Adriatica e le numerose altre società minori che avevano il loro centro operativo a Lussino, Zara, Sebenico, Spalato, Ragusa, Cattaro e nelle grandi isole dell’arcipelago spalatino come Lesina, Brazza e Curzola. Intensi sono stati in un passato lontano e recente i rapporti commerciali, politici, culturali ed il traffico di merci e di passeggeri tra la Dalmazia e Trieste, prevalentemente via mare ma anche attraverso i voli degli idroplani, che partivano dall’Idroscalo triestino, che oggi ospita la Capitaneria di Porto, mentre erano più rari e difficili i contatti viari, perché le strade in Dalmazia erano scarse ed accidentate e solo la recente costruzione di autostrade ha surclassato questi mezzi di comunicazione che, in passato, erano gli unici a garantire un contatto stabile e continuativo.