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D. Tripcovich & C.

Il fondatore della società è Diodato Michele Girolamo Tripcovich (Bogdan per la gente dalmata) e nasce a Dobrota cittadina delle Bocche di Cattaro nel 1862. Frequenta le scuole nautiche e diviene tenente di marina mercantile, titolo che gli consente di pilotare anche le imbarcazioni di grande cabotaggio. I Tripcovich sono sempre stati gente di mare: capitani e armatori dediti ai traffici marittimi, ma anche proprietari di navigli armati che combattono contro i turchi nella battaglia di Lepanto del 1571 e che ritroviamo il secolo seguente sotto le mura di Candia. Il Museo del mare di Cattaro conserva numerose testimonianze della storia di questa famiglia, che vediamo ritratta in una tela di Vittore Carpaccio conservata presso la Scuola di San Giorgio degli schiavoni a Venezia.

Dopo avere inizialmente navigato per uno zio, nel 1886 viene assunto dal Lloyd austriaco e presta servizio per alcuni anni sulle navi della compagnia, dove ha l’opportunità di conoscere importanti commercianti e imprenditori. Ligio alle regole di famiglia, consolida conoscenze che nel tempo si riveleranno preziose.

Nel 1892 viene collocato a riposo per malattia, ma è lui a volerlo per inseguire il suo vero sogno: quello di diventare un grande armatore. Spinto da un’innata capacità imprenditoriale e sfruttando il clima di grande vitalità commerciale che caratterizza in quegli anni il porto di Trieste, fonda nel 1895 la D. Tripcovich. Società di armamento e agenzia marittima. Con la dote della moglie Ermenegilda, della ricca e potente famiglia dei Pozza di Zagorje, sposata nel 1891, compra diversi carati di navi appartenenti a consorzi di Ragusa e Lussinpiccolo; e al corrente di quanto avviene ormai da tempo nei maggiori porti commerciali, inizia a scorgere nella versatilità di impiego dei rimorchiatori un ulteriore settore in cui poter concludere buoni affari: è gia iniziata l’epoca dei rimorchi portuali e d’alto mare e di quello che di lì a poco diverrà il nuovo mercato del salvataggio marittimo vero e proprio nel Mediterraneo, mercato molto remunerativo in un’epoca di frequenti naufragi. Negli anni successivi acquista nuove imbarcazioni, tra cui il rimorchiatore inglese d’alto mare Belrorie, e nel 1912 nasce la D. Tripcovich. Società anonima di navigazione rimorchi e salvataggi. Alla fondazione della nuova società partecipano, oltre al fratello Paolo, ben 173 azionisti, fra i quali troviamo figure di spicco del mondo imprenditoriale triestino, quali i fratelli Brunner e Augusto Cavallar.

Alla vigilia del primo conflitto mondiale Diodato Tripcovich è uno dei maggiori armatori privati dell’Impero. Allo scoppio della guerra rimane a Trieste ma per precauzione trasferisce la sede societaria a Graz, affidandone la direzione al fratello Paolo.

La ripresa nel dopoguerra non è facile, ma per Diodato – come scrive il giornalista Pietro Spirito – il 1921 inizia all’ombra dei fiori d’arancio grazie al matrimonio, celebrato a Londra, tra la figlia Maria e il barone Goffredo de Banfield. Grazie all’esperienza in ambito cantieristico e marittimo maturata durante il soggiorno inglese, nel 1925 l’Aquila di Trieste assume la direzione del dipartimento salvataggi. Benvoluto dal suocero, di certo sa dimostrare la sua abilità ed è grazie a lui che il dipartimento si trasforma in un’entità del tutto nuova e moderna. E’ sua tra l’altro l’idea di dislocare a Messina una stazione permanente dotata di un rimorchiatore con caldaie sempre in movimento, equipaggio specializzato e attrezzature d’avanguardia.

Il 25 settembre di quello stesso anno, a soli 63 anni, Diodato Tripcovich muore, e il timone della società passa ai figli Mario e Oliviero e al genero. Nonostante il lutto, per la famiglia inizia un periodo proficuo: Mario entra nel mondo della politico iniziando a frequentare uomini chiave del governo fascista, l’attività dei rimorchiatori viene incrementata, anche a seguito delle campagne d’Africa, e alla vigilia del secondo conflitto mondiale la società è in grado di schierare una flotta di rimorchio e salvataggio con pochi rivali nel Mediterraneo.

Lo scoppio della guerra interrompe uno sviluppo che sembrava non conoscere crisi. Anche se fino al 1941 i guadagni derivanti dalla collaborazione con la Marina tedesca portano a introiti inaspettati, gli effetti della guerra sono devastanti e alla fine del conflitto la società si ritrova con una flotta decimata.

Malgrado le difficoltà, anche questa volta la Tripcovich riesce a riprendersi. Dapprima rimane concentrata nelle operazioni di sgombero e smantellamento dei relitti e residuati bellici nel golfo di Trieste e successivamente prova ad espandersi in mercati diversi. Nel 1956 l’Onu le affida l’incarico di ripristinare con altre società la navigabilità del canale di Suez, e a qualche anno prima risale la bozza esposta nella bacheca alla mia sinistra di un contratto poi non concluso con il governo indiano per il recupero di tre relitti nel porto di Bombay.

Terminata l’amministrazione alleata, nel 1956 la Tripcovich si aggiudica la concessione ministeriale dei servizi di rimorchio nel porto di Trieste , cui due anni dopo segue quella per il porto di Monfalcone. Assistiamo così a un nuovo giro di boa: i grandi progetti di salvataggio appartengono ormai a un passato che non ritornerà più. In quest’ottica si rende necessario incrementare la flotta con nuovi rimorchiatori, più moderni e adatti al nuovo genere di servizi richiesti. Sono nomi che molti triestini ancora ricordano: il Castor, il Pegasus , il Pollux, il Neptun, solo per citarne alcuni.

Il resto è storia recente. Negli anni Ottanta l’attività di rimorchio viene scorporata con la creazione di due distinte società, mentre il dipartimento originario diventa una holding di partecipazione quotata alla Borsa Valori di Milano. La crescita della nuova società è rapida ma va di pari passo con l’indebitamento e gli importanti mutamenti ai vertici non riescono ad impedirne il fallimento, che viene dichiarato nel 1994.

Questa lunga storia, che inizia sulla coste dalmate e termina a Trieste in un’aula di tribunale, è ampiamente documentata dai 922 fascicoli, 281 buste, 1113 registri, 183 disegni tecnici e 72 fascicoli di disegni tecnici che costituiscono l’archivio Tripcovich. Dichiarato d’interesse culturale nel 2001 e sottoposto a deposito cautelativo d’urgenza presso l’Archivio di Stato di Trieste nel gennaio 2002, è stato acquistato dal superiore Ministero nel settembre dello stesso anno. Al suo interno si conservano numerose serie archivistiche, riconducibili alle tre macroaree tipologiche solitamente riscontrabili negli archivi di impresa: scritture societarie, documentazione amministrativa e contabile, attività aziendale.

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