Skip to content

Gennaio 2024 – Testimonianze sull’arresto di ebrei

Sentenza emessa dal Tribunale di Trieste per la morte presunta di Valeria Mussafia, Margherita Mussafia, Carla Mussafia

Il fratello Amedeo, sopravvissuto alla Shoah, il 30 luglio 1948 presenta ricorso per la dichiarazione di morte presunta delle sorelle: «Nell’ottobre 1943, perché di razza ebraica, vennero dalle SS Tedesche arrestate e quindi deportate, verosimilmente nel famigerato campo di concentramento di Auschwitz (Polonia-Germania) le tre sorelle del sottoscritto VALERA MUSSAFIA, nata il 7 gennaio 1877, MARGERITA MUSSAFIA, nata il 19 agosto 1878 e CARLA MUSSAFIA, nata il 15 gennaio 1882, tutte del fu prot. Maurizio e della fu Anna Luzzatto, nubili.

Da allora non fu più possibile avere notizie delle disgraziate; le molte ricerche fatte non apportarono a nessun risultato, ma purtroppo sulla loro sorte, dopo quanto si è risaputo delle nefandezze perpetrate dai nazisti specialmente contro le persone dell’età delle scomparse, nessuna illusione può farsi il sottoscritto e dopo cinque anni dalla loro deportazione, deve presumersi che le sue povere sorelle non siano più in vita».

Nel corso dell’istruttoria esperita dal Tribunale emergeranno le toccanti testimonianze dei vicini di casa e della portinaia del palazzo, che si riportano nel pannello e che restituiscono i tragici dettagli dell’arresto avvenuto, come indicato nel registro delle matricole del carcere del Coroneo, il 9 ottobre 1943.

Testimonianze assunte presso il Tribunale di Trieste il 29 marzo 1949

Giuseppe Steno, fu Nicolò, di anni 57, nato a Muggia e residente a Trieste in via Imbriani 2, medico

«Quando nel settembre 1943 le forze tedesche occuparono la città ben sapendo che esse avrebbero infierito nel modo notorio contro gli appartenenti alla razza ebraica, consigliai le signorine Valeria, Margherita e Carla Mussafia che io conoscevo da molto tempo perché inquilino della stessa casa ad allontanarsi da Trieste non essendo di farsi illusioni sulla sorte che sarebbe stata loro riservata e particolarmente consigliai loro di recarsi a Firenze. Le suddette signorine infatti si recarono in detta città, ma qualche settimana dopo tornarono per difficoltà economiche. Qualche tempo dopo intesi gridare e piangere per le scale dell’abitazione ed affacciatomi potei constatare che si trattava delle suddette sorelle Mussafia che venivano portate via da un sottufficiale tedesco.

Rinchiuse prima nel locale carcere del Coroneo, dove feci pervenire qualche soccorso, furono poscia per ferrovia in carro bestiame avviate per ignota destinazione. Ho saputo peraltro che il convoglio, che le trasportava, si fermò per circa due giorni su un binario morto a Sagrado, ove venne perfino loro negato un poco d’acqua che esse invocavano con le grida intese da un ferroviere il quale avrebbe voluto recare loro tale piccolo sollievo, ma ne fu impedito dalle scorte del convoglio.

Successivamente detto convoglio partì, ma ripeto, ignoro quale ne sia stata la destinazione. Di conseguenza ignoro quale sia stato il luogo dove le signorine Mussafia siano state portate e neppure se vi siano giunte. Comunque ritengo che non siano da nutrire dubbi sulla fine da loro incontrata e che tutte e tre siano ormai decedute da tempo ed anzi data l’età e le condizioni fisiche specialmente della meno anziana Carla, a causa dei patimenti subìti, ho ragione di credere che non abbiano neppure raggiunto il luogo loro destinato.

Io ignoro se dette signorine abbiano nominato, prima di essere deportate un loro procuratore e né se abbiano lasciato disposizioni in ordine alle loro ultime volontà. Comunque posso attestare che dette sorelle Mussafia, al di fuori del loro fratello avv. Amedeo non hanno lasciato altro erede, non avendo altri fratelli o sorelle ed essendo i loro genitori morti da tempo.»

Armenio Rainis, di anni 61, nato a Cittanova e residente a Trieste in via Imbriani 2, chimico farmacista

«Quando le signorine Mussafia furono rinchiuse nel locale Carcere del Coroneo, io non inviai loro soccorso alcuno, però compenetrato della loro situazione misi loro a disposizione la mia casa e prima che si verificasse il loro prelevamento ne avevo consegnato loro le chiavi, affinché si potessero rifugiare quando avessero voluto, ma non fu loro possibile trarre profitto da tale mia offerta.

Aggiungo inoltre che dalla portinaia ho appreso che l’agente tedesco che venne a prelevarle, all’atto di allontanarsi, pronunciò le seguenti parole. “Queste non torneranno di sicuro”.»

Giuseppina Collini, fu Antonio, di anni 62, nata a Battuglie e residente a Trieste in via S. Lazzaro 7, casalinga [portinaia]

«Ero presente in portineria ed ho visto le tre signorine Margherita, Valeria e Carla piangenti allorquando nel settembre od ottobre 1943 vennero prelevate e portate via da due agenti delle SS tedesche. All’atto di allontanarsi uno degli agenti tedeschi disse che dette sorelle Mussafia non sarebbero tornate. So che dette signorine furono rinchiuse nel Coroneo, dove furono qualche tempo, ma ignoro dove successivamente siano state avviate.

Non credo che dette signorine siano ancora in vita. Ignoro se dette signorine abbiano fatto testamento, ma per quanto io sappia unico loro erede è il superstite loro fratello Amedeo essendo i loro genitori morti da molto tempo e non avendo lasciato altri parenti che abbiano diritto a succedere al di fuori di detto loro fratello Amedeo.»

Le sorelle Mussafia saranno tra i 157 deportati del primo convoglio partito da Trieste il 7 dicembre 1943 e diretto ad Auschwitz.

Archivio di Stato di Trieste, Tribunale di Trieste, b. 953

Back To Top