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La formazione del nucleo storico dei fondi conservati nell’Archivio di Stato di Trieste rispecchia la peculiarità delle vicende vissute dalla città e dal territorio di volta in volta sottoposto alle autorità aministrative che vi avevano sede. Come in tutte le città italiane che non furono capitali di uno degli Stati preunitari, inoltre, a Trieste i documenti conservati riflettono essenzialmente l’attività delle amministrazioni locali.

Benchè la più antica tra le carte custodite risalga al 1209, i fondi documentari acquistano una certa continuità solo a partire dalla metà del Settecento, epoca del primo sviluppo del porto e della città moderna. Trieste divenne allora sede di governo provinciale e vi si sviluppò una struttura amministrativa statale articolata; questa si sostituì rapidamente alle magistrature municipali che avevano retto la città nei secoli precedenti e i cui documenti formano oggi l’Archivio Diplomatico del Comune.

Caratteristico è il perdurare dell’ordinamento austriaco fin oltre il termine della prima guerra mondiale, con una fase di transizione che si concluse appena nel 1928. Altra particolarità è la presenza di documentazione prodotta dal Governo militare alleato per tutto il decennio successivo al secondo conflitto mondiale (1945-1954).

L’area geografica cui si riferiscono i documenti corrisponde al territorio che nelle varie fasi faceva capo a Trieste sotto il profilo amministrativo: quindi, a seconda dei periodi, un’area limitata, contigua alla città, oppure una molto più ampia, comprendente di volta in volta il Goriziano, il Carso, l’Istria fino a Fiume e alle isole del Quarnero. Si tratta, grosso modo, dell’estensione raggiunta dalla provincia austriaca del Litorale e più tardi, tra le due guerre mondiali, dalla Venezia Giulia. Parte di questi territori ricade oggi sotto la sovranità delle repubbliche di Slovenia e Croazia, il che spiega lo speciale interesse che gli studiosi dei due paesi, insieme agli austriaci, hanno per i fondi dell’Archivio di Stato.

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