Skip to content

Giorno del ricordo 2024 – Silos. Magazzino di vite

 

Silos. Magazzino di vite

Archivio di Stato di Trieste, 12-23 febbraio 2024

 

Luogo di memoria del Novecento, incardinato nella storia di Trieste e dell’Europa centro-orientale, il Silos rappresenta la destinazione di passaggio al centro delle emigrazioni e delle deportazioni che hanno solcato le strade e i binari della città: dagli anni Trenta, quando gli ebrei in fuga dai pogrom e dalle persecuzioni vi sostavano in attesa di raggiungere nuovi approdi, agli ultimi mesi del 1943, quando diviene centro di raccolta verso i campi di concentramento nazisti prima che la Risiera di San Sabba fosse adoperata quale Polizeihaftlager, a centro profughi a partire dalla fine degli anni Quaranta, quando è destinato ad ospitare gli esuli e le famiglie triestine in condizioni di povertà o sfrattate, fino agli anni più recenti, quando parte del complesso non restaurato del Silos è trasformato in luogo di dimora e rifugio dei profughi della rotta balcanica, sottratti alla vista e al decoro della città.

Allora monumento nazionale di fatto, che deve essere restituito alla memoria collettiva nella sua dimensione di luogo e contenitore di tragedie personali, di “Magazzino di vite” appunto: vite sospese tra una destinazione e l’altra, come le corde che nei primi tempi di accoglimento dei profughi istriani, giuliani e dalmati, separavano gli spazi angusti destinati ai singoli nuclei familiari; vite con uno sguardo al passato e ai luoghi abbandonati, di cui le masserizie trasportate rivelano il legame mai rescisso nel cuore e nella carne. Ma anche vite non rassegnate, come testimonia il desiderio di cose belle e gioiose raccontato dalle richieste di balli e feste che puntellano lo sforzo di ricreare una comunità, là dove le persone faticano a ricostruire una sociabilità e soffrono per i legami recisi.

I documenti esposti nell’atrio dell’Archivio di Stato di Trieste – in un luogo che ripropone le storie e le dimensioni dei box in cui alloggiavano i profughi nel secondo dopoguerra, con una ricostruzione degli spazi che rendono plastiche la ristrettezza e la promiscuità degli ambienti assegnati a ciascun nucleo familiare – raccontano alcuni particolari significativi del periodo, corredati da elaborati grafici e prospetti che rivelano il passaggio della storia: la pianta del 1870 dell’architetto Wilhelm Von Flattich che riporta il complesso del Silos realizzato qualche anno prima dall’ingegnere Anton Brandner in congiunzione tra la Ferrovia meridionale e il Porto nuovo e destinato a magazzino di granaglie; i lavori di compartimentazione dei tre piani dell’edificio realizzati dal 1949 al 1951; i disegni di predisposizione dei box o scompartimenti per i profughi con la destinazione di circa sedici metri quadri a famiglia, in gran parte privi di finestre e sufficiente aerazione.

E la vita scorre nel Silos, con una quotidianità fatta di latrine e docce in comune, di zona lavanderia e terrazza stenditoio, di infermeria e di un posto di guardia; ma anche seggio elettorale, luogo di ritrovo e zona spesso sottratta ad una abitabilità igienica minima, con i bambini “costretti a dormire chi su materassi, chi su coperte distese per terra costretti così a sentirsi i topi (pantegane) passeggiare sulla faccia e a nulla vale cercare di scacciarli via, diventati di una temerarietà che fa paura”.

Nel Giorno del ricordo 2024 il magazzino di granaglie dell’800 assume così su di sé il peso della Storia passata tra le sue pareti e si presenta allora, una volta di più, come denso e prezioso “magazzino di vite”.

 

 

Mostra a cura di: Catia Di Barbora, Ambra Betic, Cinzia Cannarella

Ingresso gratuito e visite guidate su prenotazione: as-ts@cultura.gov.it

Back To Top