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Giornata della memoria 2024 – “Queste non torneranno di sicuro” La famiglia Mussafia tra irredentismo e deportazione

immagine manifesto Manifesto Giornata della Memoria 2024

Cosa può aver significato per un giovane avvocato ebreo di Trieste vivere l’aspirazione all’italianità nei primi anni del Novecento, tra riunioni nelle associazioni irredentiste, vigilanza delle autorità poliziesche, perquisizioni domestiche, esibizioni di coccarde e bandiere tricolori, arresti e poi internamento nel campo di prigionia austriaco di Göllersdorf durante la Grande Guerra?

Quale fierezza e orgoglio per aver lavorato alla «Santa Causa», per l’«amore non effimero per la Patria italiana, tenacemente nutrito negli anni del servaggio, che guidò la mia modesta opera in pro’ dell’italianità della mia città, e la mia modesta partecipazione al grande Avvenimento che realizzò il nostro sogno ardente: la Redenzione di Trieste»?

E allora quale sarà stato il crollo delle illusioni al momento delle leggi razziali, al mancato riconoscimento della discriminazione per le eccezionali benemerenze previste dalla normativa, alla cancellazione degli ebrei italiani dal tessuto sociale di un’Italia che essi avevano contribuito a costruire, all’arresto e alla deportazione delle sorelle Valeria, Margherita e Carla?

E ancora: come saranno stati i momenti dell’arresto delle sue tre anziane sorelle, in altri anni, in un’altra Italia che ormai disconosceva i suoi cittadini ebrei?

A queste domande cerca di rispondere la piccola ma densa esposizione di documenti che l’Archivio di Stato di Trieste presenta in occasione della Giornata della Memoria 2024, con il contributo della Biblioteca statale isontina di Gorizia.

Il percorso espositivo intende ricordare la storia dei fratelli Amedeo, Margherita, Valeria e Carla Mussafia che subirono nelle loro vite la contraddizione tra l’aspirazione a far comprendere la Trieste asburgica nel processo risorgimentale della costruzione dello Stato italiano, con il corollario di repressione poliziesca e internamento durante la Grande Guerra e, una volta al potere il regime fascista e l’espunzione degli ebrei italiani dalla compagine statuale, sociale ed economica dell’Italia, la persecuzione e – per le donne della famiglia Mussafia – la deportazione ad Auschwitz.

Le parole riportate nel titolo (“Queste non torneranno di sicuro”) riprendono le testimonianze dei presenti all’atto dell’arresto delle sorelle nell’ottobre del 1943 su quanto proferito dall’agente delle SS incaricato di prelevarle e portarle in carcere: l’asettica e impersonale previsione di morte restituisce così in tutta la sua tragica e insensata drammaticità il loro destino di ebree, e di ebree italiane.

La mostra è aperta su prenotazione (as-ts@cultura.gov.it), da lunedì a venerdì dalle ore 9 alle ore 13, dal 29 gennaio all’8 febbraio 2024.

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